Antenato dei lupi: in Piemonte scoperto scheletro fossile di 5.5 milioni di anni
17 aprile 2025
Ricercatrice dell’Università degli Studi di Perugia coordina la pubblicazione dello studio
I canidi sono un gruppo di carnivori molto adattabili e con comportamenti complessi che da sempre esercitano su di noi una forte attrazione. Lupi, sciacalli, coyote e volpi popolano un’ampia varietà di habitat dove svolgono un ruolo fondamentale nel controllo demografico delle prede, dimostrando una sorprendente versatilità ecologica e in alcuni casi comportamenti sociali complessi. Ma se oggi disponiamo di molte informazioni sulla loro biologia e la loro ecologia, le origini e parte della storia evolutiva dei canidi sono ancora poco conosciute.
In un nuovo studio pubblicato nella prestigiosa rivista Zoological Journal of the Linnean Society, un team internazionale di paleontologi delle Università di Perugia, Milano, Torino, Sapienza di Roma, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, del Museo di Storia Naturale di Berlino e del Museo di Storia Naturale di Stoccolma, ha descritto uno scheletro parziale articolato riferito alla specie Eucyon monticinensis. “Il reperto è stato rinvenuto dal gruppo di paleontologia del Dipartimento di Scienze della Terra in provincia di Cuneo presso Verduno, lungo le sponde del Fiume Tanaro, e ci ha subito impressionato per lo straordinario stato di conservazione” racconta il prof. Giorgio Carnevale dell’Università di Torino.
Il genere Eucyon rappresenta uno dei più antichi membri della tribù dei Canini, un gruppo di canidi che include i lupi moderni. La sua comparsa risale al tardo Miocene, circa 10 milioni di anni fa, e la sua diffusione in Eurasia dall’America attraverso lo Stretto di Bering ha segnato un momento cruciale nell’evoluzione dei canidi. Eucyon presenta caratteristiche intermedie tra volpi e Canini moderni (lupi, sciacalli, coyote e affini). Nonostante la sua importanza evolutiva, fossili completi di Eucyon sono estremamente rari, rendendo difficile la ricostruzione della storia di questo predatore ormai estinto. La scoperta di nuovi reperti come quello di Verduno (Piemonte) è quindi fondamentale per comprendere meglio l’evoluzione di questi carnivori e il loro ruolo negli ecosistemi del passato.
Il fossile, risalente al tardo Miocene, circa 5.5 milioni di anni fa, rappresenta il più completo esemplare di Eucyon mai trovato in Europa. “Attraverso analisi tomografiche e tecniche di grafica 3D, abbiamo potuto estrarre le ossa incluse nella roccia per analizzare dettagli anatomici mai osservati prima, tra cui la morfologia del cervello e di altre strutture del cranio”, riporta il prof. Dawid A. Iurino dell’Università di Milano. Le singole ossa sono poi state rimontate digitalmente per ottenere il modello 3D dello scheletro. Le analisi condotte su questo esemplare fossile hanno permesso di ricostruire le relazioni evolutive tra le diverse specie di Eucyon scoperte fino ad oggi, offrendo una nuova e più aggiornata interpretazione sulla diversificazione di questo gruppo e le sue relazioni con le volpi e i canini moderni.
La dott.ssa Beatrice Azzarà, assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Perugia e coordinatrice dell’articolo, segnala che “la scoperta dello straordinario fossile di Verduno apre nuove strade alla ricerca sull’evoluzione dei canidi. Ad esempio, questo ritrovamento ci ha permesso di approfondire, tramite l’uso di tecnologie avanzate di paleontologia virtuale, lo studio della morfologia cranica e del cervello – paleoneurologia -”. Il calco digitale dell’encefalo di Eucyon monticinensis ha rivelato che la corteccia frontale è molto meno sviluppata rispetto a quella di lupi e licaoni, specie altamente sociali. Questa porzione del cervello svolge un ruolo cruciale nella capacità di esprimere comportamenti e relazioni sociali complesse. Ciò suggerisce che questa specie fosse un cacciatore opportunista, probabilmente solitario, in grado di cacciare prede poco più gradi di una lepre, ma anche di nutrirsi di insetti e vegetali.
Reperti fossili come quello di Verduno rappresentano una rarità, conferendo quindi al ritrovamento un notevole valore scientifico. Essi permettono di aprire una finestra unica sul passato, testimoniando la ricchezza e l’importanza del patrimonio paleontologico custodito nei nostri territori.

Il fossile di Eucyon monticinensis di Verduno incluso nel sedimento. Foto di Marco Cherin.