Per il Giorno della Memoria

26 gennaio 2016

Una delle prime iniziative in Umbria per il Giorno della Memoria, si è tenuta giovedì 21 gennaio, presso la Sala delle Adunanze del Dipartimento di Lettere, in piazza Morlacchi a Perugia.


L'Associazione Italia Israele, l'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea e l'Università degli Studi di Perugia hanno organizzato un incontro dal titolo “Discriminare perseguitare. L'internamento degli Ebrei in Italia.”
Se il ricordo delle vittime della Shoah è un dovere civile, la conoscenza degli eventi consente di esprimere giudizi ed assumere in prima persona l'impegno affinché segnali inquietanti nel nostro tempo siano valutati con la dovuta consapevolezza. Da questa filosofia è nata la proposta: raccontare come un disegno lucido, quello della discriminazione razziale, abbia potuto, per tutti gli anni Trenta del Novecento fino alla fine della guerra, risultare sottovalutato nell'opinione comune salvo poi dimostrarsi in tutta la sua tragicità allorché dalla discriminazione si passò alla persecuzione pianificata.
La pianificazione fu resa possibile da un apparato statale piramidale, nel quale gli ordini dei vertici raggiungevano efficacemente gli organi periferici. Il caso delle vittime italiane delle persecuzioni che attraverso il campo di Fossoli consumarono i loro destini ad Auschwitz, risulta emblematico. Il percorso è stato illustrato nelle sue complesse dinamiche da Costantino Di Sante, dell'Iscop, Istituto di Storia Contemporanea della Provincia di Pesaro e Urbino.
Un processo che in rari casi andò incontro ad intoppi, dovuti alla sensibilità dei singoli funzionari.
Dopo le leggi razziali del 1938, a Ferramonti di Tarsia (quaranta chilometri a nord di Cosenza), venne aperto il più grande campo di concentramento fascista per ebrei e stranieri non graditi. Fra il 1940 e il 1943 oltre duemila persone vissero in questo luogo che ricorda esteriormente un campo nazista, ma in realtà rappresentò per molti ebrei una fonte di vita e di salvezza. Ciò fu possibile grazie alla sensibilità del direttore del campo, Paolo Salvatore e del sacerdote Callisto Lopinot. Tutto ciò è stato oggetto della relazione di Mario Rende, autore di un libro estremamente accurato su Ferramonti uscito da Mursia qualche anno fa.
L'Umbria nel disegno persecutorio fascista rivestì un ruolo importante; una trentina di comuni vennero individuati come luoghi adatti per il così detto internamento libero, istituzione simile al confino di polizia che tra il 1940 e il 1943 coinvolse nella provincia di Perugia un centinaio di Ebrei stranieri e una cinquantina nel Ternano. Persone sradicate dalle loro famiglie ed inviate in luoghi in prevalenza montuosi ed isolati dal resto del mondo. Ad essi si aggiunsero, dai primi di dicembre 1943, 224 Ebrei italiani esposti alla deportazione. Fra tutti, poco più di una ventina subirono l'esperienza del campo di raccolta di Castello Guglielmi ad Isola Maggiore, anticamera dei campi di stermino nazisti, e dall'intera regione solo uno fu ucciso ad Auschwitz. L' Umbria – come ha sottolineato Dino Renato Nardelli nel suo intervento - fu un campo d'internamento diffuso, ma altrettanto diffusa risultò quindi la rete di protezioni allestita dalle popolazioni locali, persone che in silenzio, senza mai assurgere all'onore di “Giusti”, si adoperarono per opporsi efficacemente alle estreme conseguenze della discriminazione razziale.

 

 

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